Convivere con la creatura

Parliamo di libri e di intelligenza artificiale. Da quando è iniziata l’inondazione di applicazioni di intelligenza artificiale consumer, la prima cosa che ho pensato è che in futuro sarebbe nato un movimento “ai-free”, simile ai tanti movimenti “plastic-free”, “slow-food”, “organic”, “green”, “digital detox” e così via.

È evidente che l’intelligenza artificiale è un salto di civiltà. Quanto lo è che l’indigestione dei suoi utilizzi consumer è destinata a produrre, da qualche parte nel futuro, un qualche corrispettivo delle devastazioni che le innovazioni degli ultimi cinquant’anni hanno lasciato al mondo di oggi. E che qualunque iniziativa utile a mettere degli argini sia indispensabile.

Pensavo però che sarebbe successo tra anni, lontano nel tempo. Invece è già successo. La Authors Guild (un’importante associazione di scrittori degli Stati Uniti) ha da poco lanciato un progetto (un “bollino”) che permette di certificare che un libro è stato scritto da un essere umano (in Italia ne ha parlato tra gli altri Wired). La certificazione “Human Authored” attesta che l’autore del libro può, al massimo, aver fatto un uso minimo della tecnologia per controllare “l’ortografia e la grammatica o per il brainstorming o la ricerca”.

Al momento, in realtà, la preoccupazione sembra più che altro preventiva. Molti scrittori fanno uso dell’ai come strumento di supporto. Ma non risultano libri scritti interamente da intelligenze artificiali nelle classifiche dei best seller. Le librerie online pullulano di libri ai-generated e sono prontamente spuntati quelli che insegnano agli illetterati a guadagnare vendendo libelli scritti dall’ai. Ma le librerie online, dove già non lo fanno, introdurranno controlli. E poi, siamo seri: chi oggi non riconosce a colpo d’occhio un libro scritto dall’ai, se lo merita.

Non sembra nemmeno che il sorpasso macchina-uomo sia all’orizzonte. Come spiegano bene gli esperti (utile il libro di Emanuele Frontoni, AI, ultima frontiera), oggi un’intelligenza artificiale ben addestrata è in grado di svolgere molto meglio dell’uomo alcuni compiti molto, molto specifici. Ma l’intelligenza artificiale generale, quella che sa fare meglio dell’uomo tutto quello che l’uomo sa fare, è ancora oltre l’orizzonte, nel tempo che verrà.

Però.

Però potrebbe succedere, prima o poi, che un’ai sfuggita a un laboratorio, addestrata leggendo Dostoevskij e Flaubert, Shakespeare e Omero, Kafka e Sofocle, capace di scavare i meandri delle emozioni e di mettere in scena meglio di chiunque altro le tragedie umane, fosse capace di produrre un capolavoro del tutto nuovo, che emozionasse tutto il mondo e diventasse il più grande successo editoriale di sempre.

Come sarebbe, che autore sarebbe, l’autore o l’autrice di questo libro “non-human authored”? Non avrebbe un corpo, non sarebbe qui e ora, non potrebbe partecipare ai bagni di folla, ai festival letterari, né avere code di lettori che aspettano una firma sulla copia del suo libro. Non potrebbe andare in televisione né in radio, né partecipare ai live sui social o venire intercettata dai giornalisti all’uscita di casa per un parere sull’ultimo fatto di cronaca. (Fin qui, in fondo, un po’ come alcuni autori di successo che hanno scelto di restare in incognito).

Però.

Però potrebbe pubblicare messaggi e persino video ai-generated sui social senza limiti di tempo e di reach. Potrebbe chattare contemporaneamente con ciascuno dei suoi lettori, individualmente, e addirittura assumere sembianze umane e chiacchierare con tutti uno per uno, one on one, contemporaneamente, in videocall privata. Potrebbe firmare a ciascun lettore la sua copia digitale, con tecnologie Nft. Potrebbe raccontarvi di cose che voi umani non potreste immaginare. E potrebbe avere, non molto lontano nel futuro, un corpo, magari un corpo deperibile, e tutte le sue stupende capacità artificiali potrebbero un giorno andare perdute nel tempo, come lacrime nella pioggia.

Vi suona familiare?

Il tempo che verrà sarà affascinante e difficile. Sarà alieno e indecifrabile. E terribilmente umano. Molto prima della fantascienza, già l’antichità pullulava di progetti di automi e di robot (basta leggere Omero, me lo ricordava pochi giorni fa Cristina Dell’Acqua, classicista rigorosa quanto attenta alle somiglianze tra antichi e moderni). Il sogno di produrre l’altro da sé automatico, di scoprire che “si può fare!”, si accompagna da sempre, nella nostra piccola razza umana, all’angoscia di generare l’alieno che ci ucciderà.

Convivere con la creatura sarà difficile, quanto interessante.

Per il momento, nel mondo dei libri, a fare da buon argine agli abusi e da garanzia di qualità e trasparenza credo ci siano gli editori: in fondo separare il grano dal loglio è sempre stato il loro lavoro. Tutto il resto mi ricorda quella vecchia pubblicità: “Fai da te? Ahi ahi ahi!”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *