Stavo inseguendo da un paio di giorni un’idea per questo secondo articolo e il corso quotidiano delle cose mi è venuto in aiuto. In casa editrice stavamo tenendo la riunione marketing del mercoledì pomeriggio – analisi dei dati, obiettivi e strategie, dem e adv, digital pr e lanci stampa, follower e conversioni, eventi e presentazioni. Il piatto forte era il lancio del Carbon Almanac, la guida al cambiamento climatico promossa e curata da Seth Godin. Uscita prevista il 13 luglio, quasi in contemporanea con il lancio americano, un’operazione complessa e delicata.
Suonano alla porta. C’è il fattorino della tipografia, volto noto, con il suo carrellino di scatoloni. Adesso, ogni volta che arrivano le copie staffetta di un libro nuovo il team di una casa editrice cessa istantaneamente di essere un consesso di intellettuali. Si trasforma in un’orda di bambini dell’asilo all’assalto di un uovo di Pasqua. Si scartano freneticamente le scatole, si fa quasi a botte per mettere le mani sulle prime copie. Ce le si rigira in mano a suon di commenti poco articolati – “Oooh!”, “Belloooo”, “Daii”. Qualcuno esamina la sua copia con un misto di autocompiacimento e terrore, pregando di non scoprire un refuso in copertina sfuggito a settimane di controlli e giri di bozze.
“Bisogna mandarlo immediatamente a Seth!” dice qualcuno. “Se parte subito possiamo chiedergli di farci un video con la copia in mano, in tempo per il lancio…”
Ci attiviamo. Quasi automaticamente faccio una foto del libro, la mando a Seth Godin, gli racconto che abbiamo in ufficio le prime copie. Come sempre, risponde in pochi minuti. Ci accordiamo.
Dopo un paio d’ore, sto andando a casa. Mi arriva un’altra sua email, con un link. “Is this helpful?” C’è un video. Lo guardo appena fermo la macchina, sotto casa. Non è girato nel solito setting, alla scrivania del suo studio, con alle spalle le inconfondibili librerie piene dei suoi libri. Lo si vede parlare mentre rema a bordo di una piccola imbarcazione, su uno specchio d’acqua in mezzo alla natura.
“Buongiorno, qui Seth Godin. Vi parlo da un lago nell’Algonquin Park, in Ontario, Canada. Bellissimo quassù. Dodicimila anni fa questo lago era ricoperto da due chilometri di ghiaccio. Sarebbe stata dura vivere qui, anche volendo. Poi il clima è cambiato, poco a poco, giorno dopo giorno. Dodicimila anni sono cinquecento generazioni, un sacco di tempo, che ha consentito alla gente di adattarsi ai cambiamenti. Il problema è che oggi, invece, il clima sta cambiando proprio davanti ai nostri occhi, nel giro di pochi anni, o al massimo pochi decenni. Non è ancora troppo tardi. Ma dobbiamo conoscere i fatti e parlarne, per cambiare le cose.”
Penso al caldo di questi giorni, alla siccità in tutto il mondo, all’acqua salata del mare che risale il Po per decine di chilometri. Qualche mese fa, quando abbiamo programmato l’uscita del libro per luglio, i nostri occhi e i nostri cuori erano puntati, giustamente, solo sull’Ucraina. Avevamo temuto che il cambiamento climatico, per quest’anno, potesse rivelarsi inattuale. Invece è arrivata l’estate, più torrida che mai.
La velocità con cui le cose oggi possono accadere, o si possono far accadere, per quanto sia banale dirlo, ogni volta mi colpisce. In questi giorni stiamo lavorando più che mai a orizzonte variabile. Stiamo seguendo la promozione dei titoli in uscita. Stiamo mettendo a punto gli ultimi dettagli delle novità del prossimo autunno-inverno, che presenteremo ufficialmente la settimana prossima (attenzione: sui temi ambientali ci sarà anche un altro progetto importante, che riguarda l’acqua, e che vede coinvolto un famoso volto del cinema. E poi l’inedito postumo di un mostro sacro del self help, e molto altro). E stiamo lavorando per mettere a punto il programma editoriale 2023, con molte novità sostanziali.
Le informazioni viaggiano in un attimo, le trattative sui diritti d’autore stanno diventando pressoché immediate come quelle sui mercati finanziari, video e immagini vengono realizzati in pochi secondi da una barchetta su un lago canadese. Ho cominciato a lavorare molti anni fa in un’editoria a passo lento (che pure ci sembrava velocissima). Correggere una virgola voleva dire spostare un pesante blocchetto di piombo, stampare una nuova bozza con il torchio a mano, recapitarla in redazione. Agli autori si scrivevano lettere, ogni tanto una telefonata, quasi mai intercontinentale. Sta al nostro tempo rendere la velocità sostenibile. È la nostra grande sfida.