È una bella soddisfazione quando progetti non banali si rivelano “giusti”. Ieri pomeriggio abbiamo organizzato per Roi Edizioni al Salone del Libro di Torino una tavola rotonda su “comunicazione, pr, influencer”, che ci metteva un po’ in ansia sia perché proponeva temi professionali in un evento a trazione “letteraria”, sia perché riuniva diversi autori, sia perché il Salone ci aveva riservato una sala molto bella ma non centrale.
Invece è scattata la chimica giusta, la sala era piena di persone attente e reattive, i nostri autori hanno immediatamente trovato i fili e i denominatori comuni, e il dibattito è decollato e filato via con un bel ritmo, e avrebbe potuto proseguire oltre l’ora canonica, sotto la regia vivace e alta di Giampaolo Colletti, moderatore per l’occasione ma lui stesso comunicatore e scrittore.
Massimo Bonelli, il direttore artistico del Concertone del Primo Maggio, ci ha raccontato come funziona il progetto che permette a un artista dell’era digitale di partire da zero e scalare le classifiche, se solo è capace di attivare una comunità di persone che si collegano emotivamente alla sua musica e alla sua storia.
Francesca Caon, giornalista e pr, ha scandagliato il ruolo e l’importanza delle pubbliche relazioni tra social e carta stampata, tra relazioni in presenza e virtuali, non solo per costruire efficacemente una reputazione, ma anche per evitare di perderla con errori che spesso si rischia di commettere.
Rudy Bandiera, scrittore, speaker e divulgatore (oltre che, forse un giorno, cantante rap o magari romanziere), ci ha ricordato che oggi le persone non comprano più loghi, ma comprano facce; se un brand aveva in passato una forza straordinaria e portava con sé un grande pubblico, oggi questa forza è diluita da chi del brand si fa ambassador, testimone, influencer, e deve quindi imparare a comunicare sui social in modo “normale”, senza perdere di vista che dall’altra parte ci sono esseri umani in carne e ossa.
Ma da tutti è venuto anche il messaggio che abbiamo saturato i social, che già molte narrazioni nascono in altro modo, e che il futuro post social, tra Twitch e TikTok, è già cominciato da un pezzo, e i sedicenni di oggi lo sanno bene. Quei boomer (non tutti) che ancor oggi non hanno capito la grammatica dei social, come ha ricordato senza timidezze la parte zoomer della sala, se ne facciano una ragione.