Possono esserci tante ragioni per comprare un libro. E altrettante per non comprarlo. Sembra che i giovani abbiano scoperto una ragione in più per diventare clienti delle librerie: esprimere la propria personalità, in un mondo sempre più online.
Lo sostiene Siôn Hamilton, direttore di Foyles (la catena inglese che possiede fra l’altro una delle più note librerie di Charing Cross a Londra), come riferisce un articolo del Telegraph. Secondo Hamilton c’è un segmento di pubblico «più giovane, più trendy, più vivace» che ama comprare libri e dischi “fisici” per portarsi a casa oggetti che riflettano i propri gusti culturali e musicali. E che preferisce non comprarli online, ma in libreria.
Nel caso degli acquirenti di vinili, pare che uno su due non li ascolti per almeno un mese dall’acquisto e che sette su cento addirittura non possiedano un giradischi. Secondo Hamilton c’è un’analoga percentuale di consumatori che compra libri ma non li legge. «Il problema della digitalizzazione è che se invito degli amici a cena e metto della musica di sottofondo, i miei ospiti possono farsi un’idea dei mei gusti solo in base a quella musica. Se voglio esprimere la mia personalità questo non basta. Devo mettere qualcosa di tangibile in bella vista sugli scaffali della mia libreria. Ecco perché gli oggetti fisici tornano a essere importanti. D’altra parte che problema c’è? Un giorno o l’altro capiterà di ascoltare quel disco o di prendere in mano quel libro e leggerlo».
In vari paesi (anche in Italia) le ultime statistiche sulla vendita dei libri mostrano segnali di crescita. Mentre gli ebook restano al palo.
«C’è stato un momento in cui comprare libri era un po’ come mangiar sano» dice Hamilton. «Tutti sapevano che il cibo sano è molto meglio, ma il fast food è molto più comodo e più veloce. Oggi si sta tornando a un’alimentazione più sana. E si ricomincia a entrare in libreria».