L’isola dei pirati
di Michael Crichton
Voto: 4 su 5 stelle
Micro: A Novel
di Michael Crichton
Voto: 3 su 5 stelle
L’estate, per me, è il tempo di lasciarsi andare finalmente a letture di puro piacere. E il piacere si chiama Michael Crichton. Non più per molto, purtroppo. In questi giorni ho divorato i suoi due inediti postumi, Micro e Pirate Latitudes; difficile che ne spuntino altri. L’isola dei pirati (ma forse bisognerebbe dire dei corsari), ha suscitato nei critici e nei cultori di Crichton reazioni contrastanti, ma non lasciatevi ingannare: è godimento puro. Non è fanta-tecnologia, come quella cui Crichton ci ha nella maggior parte dei casi abituati: ma è un libro che inchioda. Non senza quel tanto di ironia, che deriva dalla straordinaria complicità che lo scrittore riesce a instaurare con il suo lettore, mentre entrambi si calano nel mondo delle guerre di corsa – lo stesso fascino che ci aveva tenuti avvinti in Timeline, ma stavolta senza trucco e senza inganno, senza scienziati e senza macchine del tempo a riportarci indietro: siamo nel Seicento e là restiamo. A trattenere il fiato, seguendo le peripezie di un corsaro astuto e spietato, nobile e ruffiano, ammaliatore di uomini e tombeur de femmes, un po’ Ulisse e un po’ James Bond nella marineria giamaicana dell’epoca. E nello stesso tempo, è un libro documentato e preciso, che non indulge mai alle fantasie cui ci ha abituato la saga dei pirati disneyani. Se ne uscirà anche un film di Steven Spielberg, come si legge e come sembra logico, sarà un film tutto da vedere. La storia è perfetta, le battute migliori sono già scritte, il cielo dei Caraibi farà il resto: tinto di rosso all’orizzonte, le pinne degli squali appena visibili sul mare, a volteggiare sopra i galeoni inabissati, carichi di storie e di tesori nascosti per sempre.
Micro, ultimo inedito crichtoniano, è una felice sorpresa anche se con qualche limite. Terminato da Richard Preston, scrittore in proprio di bestseller di divulgazione scientifica (The Hot Zone, 1994), in base a una parziale stesura e a dettagliati appunti dell’autore, è un techno-thriller con il passo dei romanzi migliori di Chrichton: da Jurassic Park o Preda (la lotta all’ultimo sangue contro un nemico che arriva da un mondo diverso) a Timeline (il difficile ritorno a casa da un’altra dimensione), lasciandosi alle spalle il ricordo dell’ultimo Crichton un po’ noioso, ideologico e didascalico di State of Fear o di Next. L’idea di base del plot è forte e sviluppata con coerenza, anche se è svelata quasi subito; il ritmo non cala (quasi) mai; la tensione e gli effetti speciali sono da grande cinema hollywoodiano; la storia è sostenuta come sempre da dettagli scientifici attentamente documentati. Se l’occasione è colta solo in parte, lo si deve a personaggi tratteggiati in modo un po’ unidimensionale, a colpi di scena a volte un po’ troppo incredibili (una ragazza inghiottita da un volatile e risputata fuori poco dopo, ancora viva), e a un paio di punti in cui l’autore (Crichton o Preston?) fa fermare un personaggio sul più bello dell’azione per darci delle spiegazioni. Ma complessivamente è un libro riuscito, costruito intorno a un’idea forte e originale. Le fantasie più ardite hanno sempre portato l’uomo, nel tentativo di affrancarsi dalla finitezza del piccolo pianeta in cui vive, a sognare di slanciarsi verso l’infinitamente grande. Ma l’infinitamente piccolo, con un po’ di immaginazione, potrebbe essere un mondo altrettanto interessante da esplorare, per liberarsi una volta per tutte dalla scarsità di risorse e di spazio sulla terra. Altre creature, però, ci hanno già pensato, e sarebbero coinquilini piuttosto scomodi.